42.344344 13.941287
365m. s.l.m.
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Catignano
Il più antico insediamento stabile di gruppi di uomini nel territorio di Catignano risale al periodo Neolitico. A partire dagli anni ’60-’70 del Novecento una serie di ricognizioni e scavi archeologici, effettuati in località Ponte Rosso al Km 39 della ss. 602, portarono alla luce una ricca serie di reperti databili al VI – V millennio a. C.
In questo luogo, nei pressi di un rigoglioso corso d’acqua, gruppi di uomini organizzarono un villaggio del quale restano interessantissime tracce, oggi visibili presso l’area archeologica. Sulla superficie del sito sono state rilevate cavità di varie forme che testimoniano le attività e l’organizzazione di vita di questi gruppi preistorici: capanne, fosse di combustione, pozzetti (silos) e sepolture.
Nell’area archeologica, inoltre, sono stati rinvenuti numerosi reperti che testimoniano delle abitudini quotidiane, delle prime forme culturali e di artigianato artistico elaborate da questi preistorici insediamenti umani. Si tratta soprattutto di vasi in ceramica figulina con elementi decorativi impressi o dipinti, oggetti d’uso domestico e qualche idoletto fittile in forme antropomorfe. Nel periodo protostorico e fino ai primi secoli d. C., tali comunità di uomini si spostarono occupando altre zone limitrofe all’attuale centro abitato. Probabilmente Catignano sorse sulle rovine dell’antica Cutina.
Secondo quanto riferito da Tito Livio nei suoi libri dedicati alla Storia di Roma, Cutina risulterebbe essere stato uno dei centri più forti e tenaci del popolo dei Vestini. Insieme a Cingilia fu tra i centri che più a lungo resistettero all’occupazione dell’esercito romano, per questo intorno al IV secolo a. C. venne completamente distrutto e se ne persero così definitivamente le tracce. Il toponimo del paese durante il Medioevo si trasformò in Catenianum e Catigitanum, due termini che fanno riferimento alla parola “catena”. Tale riferimento potrebbe avere diverse spiegazioni tra cui quella più suggestiva ed evocativa di un luogo destinato alla deportazione e alla prigionia; oppure quella per cui la parola deriverebbe da catonius + anus con riferimento ad un prediale, ovvero ad una tassa sui terreni le cui dimensioni furono per secoli calcolate con l’utilizzo della catena, intesa quale antica misura di lunghezza e superficie, specialmente agraria.
Durante il Medioevo e soprattutto in epoca moderna, il paese rivestì sempre una certa rilevanza politica e sociale.
Del castrum medioevale non resta che qualche traccia nelle mura a scarpa e nella tipica distribuzione abitativa a cerchio del borgo fortificato, oggi identificato come Via del Castello.
Secondo quanto riferito dal Chronicon del monastero di S.Bartolomeo, nel 964 Rodelando di Penne donò al monastero di Carpineto un terreno presso Catuniano, dove sorgeva una piccola chiesa dedicata a S. Agnea (?); è possibile si trattasse di un’antica ecclesioe, forse dedicata a S. Agnese o a S. Anna, che potrebbe avere subito alterazioni linguistiche nelle trasmissioni scritte e orali.
Probabilmente il documento si riferisce all’attuale chiesa di S. Irene, già della Natività della Vergine, situata in Contrada Cappuccini.
L’edificio così come noi oggi lo vediamo, venne realizzato dai benedettini tra l’XI e il XII secolo, ed è uno splendido esempio di arte romanica abruzzese.
Con l’arrivo degli Svevi in Abruzzo nel Duecento, per l’antico borgo si registrò un momento di crisi.
Dopo una rivolta ghibellina Mario Bruxerio, signore del castello di Catignano, venne imprigionato ed il re Carlo d’Angiò ne ordinò la confisca dei beni; da questo momento il castello e le sue proprietà vennero frammentati e divisi tra diversi signori di Loreto. Nel XV secolo Alfonso d’Aragona concesse Catignano e tutti i suoi possedimenti al conte Battista Camponesco di L’Aquila. Nel 1469 il borgo venne acquistato, insieme ad altri vicini, da Michele D’Afflitto, figlio di Luigi regio consigliere di Ferdinando I d’Aragona.
Durante l’invasione francese tra la fine del XVIII e l’inizio del XIX secolo, Catignano fu meta e rifugio per i briganti, molti dei quali uccisi dai francesi durante l’invasione nella città di Pianella nel 1806. Di questo periodo putroppo si hanno poche notizie perché durante la prima metà dell’ Ottocento buona parte dell’archivio comunale venne distrutto da un violento incendio.
Prima della Legge n.30 del 2 agosto 1806 con la quale il governo francese avviò il definitivo processo di abolizione della feudalità, il Comune di Catignano risultava essere una terra baronale sottoposta al controllo del Duca di Alanno Michele Bassi. Nel 1807 quest’ ultimo, un nobile filo francese al servizio del governo napoleonico, venne eletto Intendente in Capua. In quegli anni Catignano, per la sua congeniale posizione geografica divenne Capoluogo del Circondario dell’allora provincia di Teramo. Ivi quindi ebbe sede, dal 1811 al 1817 il Giuducato di Pace, che sostituì i Governatori e i Baiuli nella giurisdizione locale. BIOGRAFIA DI RIFERIMENTO - Centri storici della Val Pescara dall’Evo Medio ai nostri giorni, a cura di G. Chiarizia, Pescara 1990. - AA.VV., Terra Vestina.
L’area vestina della Provincia di Pescara, Pescara 1992 - R. Mancini, Viaggiare negli Abruzzi, L’Aquila 2006 - Dalla Valle dell’Orta alla Valle del basso Pescara, in Documenti del’Abruzzo Teramano, a cura di L. Franchi Dell’Orto, vol. VI, Teramo 2006.a