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Penne
Penne è un affascinante comune situato nel primo entroterra pescarese, a metà strada fra il Mare Adriatico e il Gran Sasso, nel mezzo di vasti e verdi uliveti tra le valli dei fiumi Tavo e Fino.
Il centro storico si articola su quattro colli (Colle Sacro, Colle Romano, Colle Castello e Colle Cappuccio) con strade strette, vicoli e case contraddistinte dall’uso del mattone a vista che le hanno fatto guadagnare l’appellativo di Città del Mattone.
Antica sede del popolo preromano dei Vestini e città vescovile fin dal 771, era nota nell’antichità con il nome di Pinna Vestinorum, dal latino “pinnus” che significa “appuntito” in riferimento alla sommità delle colline su cui è stata edificata intorno al VI secolo a. C. dai Vestini.
Sconfitta nella Guerra Sociale dell’89 a.C. da Roma, fu elevata a municipio. Nel Medioevo, la città passò sotto il dominio dei Longobardi, che la inglobarono nel Ducato di Spoleto. Passata attraverso le drammatiche vicende della conquista Normanna, successivamente, gli Svevi e gli Angiò si avvicendarono nel governo di Penne. Città del regio demanio con un capitano, poi chiamato giustiziere, domina di terre e castelli, si reggeva secondo norme statutarie di antica data, riformate nel 1457 e 1468.
Nel 1436 fu presa e saccheggiata dagli Aquilani sotto la guida dell’angioino Iacopo Caldora.
Nel 1522 un avvenimento decisivo interruppe la demanialità della città: Carlo V concesse Penne ad Alessandro de Medici con il titolo di Ducato, questi sposò la figlia naturale dell’imperatore Margherita nel 1536 che, rimasta vedova l’anno successivo, sposò nel 1538 Ottavio Farnese. Nel 1539 Margherita d’Austria ebbe in dono dal padre Penne con il titolo di Ducato.
Penne entrò a far parte dello “stato” farnesiano d’Abruzzo di cui era la “capitale”. Lo “stato” passò ai discendenti Farnese fino ad Antonio, ultimo maschio della casa ducale, morto nel 1731 senza eredi; fu dunque chiamato Carlo di Borbone, figlio di Elisabetta Farnese, nipote di Antonio e moglie di Filippo V di Borbone re di Spagna che diventò il primo re della ricostituita monarchia autonoma di Napoli. Lo “stato”, insieme ai feudi già medicei, fece parte del privato patrimonio dei re di casa Borbone e fu considerato, quindi, come allodio, distinto dai beni di natura pubblica o statale.
Nel periodo francese (1806-1816), con la legge di abolizione della feudalità, le universitas, le città, le terre ed castelli, compresi quelli annessi alla corona, senza alcuna differenza, si amministrarono liberamente secondo la legge comune del regno. Questo sancì la scomparsa della vecchia impalcatura del sistema feudale sia nelle strutture sia nelle prestazioni personali ed economiche; vennero meno, dunque, gli antichi “regimenti” cittadini.
La legge del 8 agosto 1806 n. 132 previde una diversa articolazione del territorio in province, distretti, circondari e università (o comuni). Penne, con la successiva legge dell'8 dicembre n. 272 fu sede di distretto.
Il restaurato re Ferdinando di Borbone rivide la circoscrizione amministrativa delle province del regno confermando Penne sede di distretto di seconda classe. Tale situazione rimase in essere fino al 1837, quando, a causa della sollevazione popolare, fu privata del distretto rimanendo a capo del circondario, dipendente da Città Sant’Angelo, nuova sede distrettuale. Ottenne di nuovo la sede distrettuale solo alcuni anni dopo. Con l'Unità d'Italia l'intero territorio fu applicato l'ordinamento piemontese.
Fotografie di: Fernando Di Fabrizio