42.278141 13.908712
590m. s.l.m.
0
0
Pietranico
La prima attestazione storica di Pietranico la troviamo nel "Privilegium Fundationi Ludovicis II Imp.", dove si legge: "solemniter largimur qua castella et res inferius Petram Iniquam", l'elargizione dei beni e dei castelli nel territorio pietranichese era in favore dell'Abbazia di San Clemente.
Il suo nome ricorre ancora in un altro documento risalente al tempo di Gisone, ventottesimo Abate del Monastero casauriense, il quale recupera dal Gastaldo Sansone, intorno agli anni 1113, alcuni territori di Pietranico.
In un altro documento dell'anno 1114, l'imperatore Lotario dà conferma della "donazione primitiva" del feudo pietranichese al "grande cenobio di Casauria". Il suo nome compare ancora in un documento d'eccezione: sulle porte di bronzo dell'Abbazia di San Clemente. Com'è noto queste furono fuse nell'anno 1191, quando era Abbate Gioele, successore del prestigioso Leonate. Mentre Petra Iniqua si legge su una formella della porta sinistra, sulla settima, opposta nella porta di destra, viene ricordato "Castrum Ripalte" del territorio di Pietranico. Di esso non si conosceva traccia, ma doveva sorgere, con ogni probabilità, nell'agro denominato ancora oggi Ripaldi ed aveva lo scopo di presidiare il settore di tratturo che dal valico di Forca di Penne arriva a Cugnoli: i Monaci benedettini erano molto interessati alla transumanza e sorvegliavano perciò i percorsi delle greggi.
Di nuovo troviamo il suo nome nel "Regestum Feudatariorum" di Re Carlo II, a proposito di una tassazione annuale di 19 once, 7 tareni, 10 grana. Nel registro è precisato, altresì, che è "tenuto da Guglielmo di Letto per intero".
Nell'anno 1324 viene citato a proposito decime ordinate da Giovanni XXII dalla città di Avignone; per analogo motivo è citato nelle "Rationes decimarum Italine\" nell'anno 1328.
Nel 1457 fu concesso in feudo ad un prestigioso uomo d'arme aquilano, il Duca di Montorio Pietro Lalle Camponeschi. Questi con appositi \"Capituli et Hordinationi per li massari homeni de Petranico\" provvide a regolamentarne e a modificare le istituzioni consuetudinarie della "Università".
Nel 1712, Papa Benedetto XIV concesse ai Padri Celestini della Badia di S. Spirito di Sulmona prerogative e privilegi su Pietranico perchè‚ già appartenuto all'Abbazia casauriense.
Nel 1806, con l'abolizione della feudalità, decretata da Giuseppe Bonaparte, fu assegnata alla provincia di Teramo.
Nel 1807 le masse guidate dai famigerati capi Dell'orso, Cristallini, Sacchetti, Santoro e Masciarelli, a più riprese, vi commisero ogni sorta di atrocità e di ribalderie, causandovi guasti e rovine; il 14 settembre dello stesso anno fu sede di un convegno di capi-massa, tra i quali intervennero anche Santoro e Cristallini, disceso dal suo rifugio tra le montagne di Pescosansonesco.
Nel 1865, inoltre, Pietranico possedeva una Guardia Nazionale con 91 militi, contava 53 elettori amministrativi e 17 politici.
Mancano testimonianze esplicite della sua origine e della sua primitiva aggregazione. Si conosce con certezza che fu una \"grangia\" (un magazzino-abitazione medievale di montagna], dipendente dalla insigne Abbazia di San Clemente a Casauria.
Una tradizione orale, ancora viva, ne attribuisce la fondazione all'Abate Adamo. Con molta probabilità, deve trattarsi dell'ottavo rettore della storica Abbazia. In suo ricordo, una strada cittadina adiacente la Piazza del Colle, porta il suo nome: Via Abate Adamo.
Un sito così arroccato e poco accessibile apparve un posto ideale ai Monaci benedettini per edificarvi un castello entro il quale potersi rifugiare in tutta sicurezza in occasione dei sanguinosi saccheggi operati dai Saraceni e dai Normanni provenienti dalla vicina costa pugliese.
Questo clima di estrema insicurezza, congiuntamente al desiderio di emancipazione, spinsero masse di coloni abbrutiti da una feudalità sorda ed inutile ad aggregarsi in questo territorio. Dal canto loro, i Monaci offrirono, assieme alla sicurezza, condizioni di vita più umane, nuovi metodi di coltivazione, tecniche di allevamento, sistemi di costruzioni, non tralasciando le pratiche religiose.
L'antico castello sorgeva sulla \"Pietra di Castello\", \"un immenso masso di 2000 m.c.\". Da qui, dunque, il toponimo Petra Iniqua, che secondo un'attendibile etimologia significa \"pietra posta su di un colle\". Questa era la lezione che assegnava al nome un filosofo illustre, Don Domenico Tinozzi che aveva condotto erudite ricerche sui "tre paesi della Penne vera: Pietranico, Cugnoli e Corvara".
Il paese vecchio conserva a tutt'oggi quasi intatta la sua originaria struttura di borgo sorto per offrire minor lato all'offesa e possibilità maggiori alla difesa. Le case, disposte a raggiera lungo lo scosceso e breve pendio sottostante il poderoso sperone roccioso, sono divise da stradine molto strette e formano, con le mura robuste sul lato esterno, una cintura interrotta solo dalla Porta della Terra.
Di essa resta il solo fornice sorretto da un robusto arco a semicerchio. La breve rampa subito dopo la porta di accesso si dirama in gomitolo di" ruve" e "ruvelle" tortuose e tetre, ricavate a tratti dalla roccia. Terminano tutte nella minuscola piazzetta adiacente la monumentale Pietra, dove si apriva il portale della primitiva Chiesa di Santa Maria.